Nel lontano 1984 il tema del Giubileo degli Sportivi fu: “Lo sport è al servizio dell’uomo e non l’uomo al servizio dello sport”. Pertanto la dignità della persona umana costituisce il fine e il metro di giudizio di ogni attività sportiva. Dire che l’uomo è il soggetto dello sport significa dire che soggetto dello sport può essere solo un essere libera, dotato di intelligenza e di volontà, ovvero un essere capace di cultura. Ma cosa s’intende per cultura? In generale cultura è prendersi cura dell’umano, dell’uomo, è accrescere l’umanità delle persone. Cultura è tutto ciò che rende l’uomo più uomo. L’insieme di esperienze e di fattori che gli consentono di divenire più cosciente di se stesso, della sua dignità, di conoscersi di più e dunque di conoscere la propria identità. Cultura quindi è l’arte, la scienza, l’educazione, il lavoro, l’amore, la politica e anche lo sport. Va sottolineato il fatto che lo sport è, di per sé, in quanto praticato dall’uomo, già un fatto culturale, perché nello sport l’uomo manifesta e sperimenta la capacità di prendersi cura della propria umanità e di quella altrui, di approfondire la propria personalità. Lo sport è anzitutto valorizzare il corpo e parlando di corpo non intendiamo solo gli aspetti fisici, ma l’organismo nella sua globalità e dunque anche le componenti psicologiche: soddisfazione delusione, motivazioni e via dicendo. Questi sono i punti di vista sulle quali si fonda il codice etico dell’associazione sportiva dilettantistica Team MULE’. Il significato pedagogico dello sport non è dato dalle pratiche sportive, ma dai valori che tali pratiche trasmettono incarnano e veicolano. Oggi allo sport vengono assegnate funzioni molto più interessanti che nel passato, soprattutto per quanto riguarda gli adolescenti. Lo sport oggi può favorire processi di costruzione di identità e può costituirsi come anello di congiunzione tra generazioni. Di questo ci può parlare il Presidente Alfredo MULE’, sia come padre sia come tecnico. Lo stesso, avendo a che fare con bambini e ragazzi “dai 3 ai 99 anni”, dichiara: “ottenere successi, superare ostacoli e difficoltà, sentirsi parte di un gruppo e migliorare le proprie prestazioni aiuta ogni atleta ad acquisire maggiore sicurezza e consapevolezza delle proprie capacità, ma soprattutto li aiuta a non arrendersi di fronte agli ostacoli. In sintesi cerchiamo di far accrescere la loro autostima”. Questo sport individuale seppur da contatto, aiuta tutti quei adolescenti che lo praticano, a sviluppare una capacità di mettersi in gioco e prendere in considerazione nuove soluzioni in poco tempo, maturando una mentalità aperta ed inclusiva, nel rispetto degli altri e delle loro caratteristiche peculiari, con la voglia essendo ogni singolo parte di una squadra, raggiungere tutti insieme un obiettivo condivido, il podio.

 

 

(nella foto il corso bambini e ragazzi del Team Mulè)

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