Un progetto contro le dipendenze, promosso dalla LIBERTAS REGIONALE della SICILIA per rispondere ai bisogni dei ragazzi del quartiere Monte Pellegrino di Palermo

 

Si è concluso pieno di energia e di allegria, ma soprattutto con la voglia di riprendere la fila di un discorso che potrebbe dare ancora tanto, il progetto di prevenzione dell’uso di alcool, di fumo e di tutte le nuove dipendenze patologiche ancora poco conosciute, dal titolo “Liberi tutti”, promosso dal Centro Regionale  “LIBERTAS SICILIA”  e dall’ I.C.S. “Karol Wojtyla” di Palermo.

Un intervento finanziato dall’Assessorato della Famiglia, delle Politiche sociali e del Lavoro della Regione Siciliana, che ha visto un’equipe multidisciplinare – composta dalla psicoterapeuta Gisa Maniscalco, la counselor Aurelia Granà, la pedagogista Marinù Cimino, la psicologa Silvia Mendico e la giornalista Gilda Sciortino – operare in sinergia con l’istituto scolastico per oltre un anno, al fine di fare emergere quanto alberga nell’animo dei ragazzi che vivono in un quartiere difficile come il Monte Pellegrino, all’interno del quale insiste la scuola.

A riunire tante domande, cercando al contempo di trovare risposte, è stato il video – coordinato dalla giornalista Gilda Sciortino e realizzato tecnicamente da Antonio e Federico Del Popolo Carciopolo – che prende il nome dallo stesso progetto e racconta, per bocca degli stessi alunni, le tante problematiche in relazione alle dipendenze di cui sono a conoscenza – sigarette, alcool, droghe, anche se in modo particolare si parla di uso e abuso di telefoni cellulari -, insieme a quello che loro stessi sognano per il loro quartiere e per il proprio futuro.

«È chiaro che un intervento del genere richiederebbe una presenza costante all’interno della scuola – afferma il dott. Antonio Mazzaglia, presidente della LIBERTAS SICILIA, ente di promozione sportiva a livello nazionale, iscritto nell’albo delle associazioni di promozione socialema siamo soddisfatti di quanto realizzato. Emerge solitamente nella vita di tutti i giorni, ma attraverso questo progetto ancora con maggiore prepotenza, che tra le tante problematiche c’è quella relativa ai telefonini, che fa aprire un mondo con il quale hanno sicuramente più confidenza i giovani. E’ la Rete, con la quale dobbiamo fare tutti i conti, però trattandola con cautela. Siamo felici della collaborazione instaurata con l’istituto. Auspichiamo, però, che progetti come questi possano aumentare, magari grazie ai finanziamenti che mette a disposizione la Comunità Europea».

Un percorso, quello compiuto nello specifico, che, nonostante tante difficoltà, è riuscito ad arrivare in porto, dando modo a tutti i partecipanti di rivedersi nel video prodotto.

«Proprio grazie a questo lavoro – dice il preside, il prof. Giuseppe Drago, rivolgendosi direttamente ai suoi alunni – mi sono reso conto dell’importanza che ha avuto per tutti questo lavoro.  Capisco che, a voi ragazzi, piacerebbe fare scuola senza gli apparati della stessa, come le lavagne, le penne, i quaderni e i libri.  Purtroppo, però, non è possibile. Le operatrici che sono intervenute sono state molto brave a tirare fuori quello che pensate, per poi rimandarvi messaggi che possono sembrare vani ma, quando si parla di tossicodipendenze, così come di rischi per la salute e la mente, è importante capire che al momento opportuno, trovandosi davanti al bivio di una scelta che inizialmente può sembrare coraggiosa perché trasgressiva, ecco che magari ci si ricorda di quanto sentito tempo prima. E’ proprio allora che ci si deve soffermare a riflettere, prendendo delle decisioni in maniera del tutto personale. Ben vengano questi progetti per diventare, dopo la giusta sedimentazione, preziosissimi. Pur essendo una scuola a rischio, ma forse proprio perché è una scuola a rischio, ogni obiettivo da raggiungere è desiderato».

«Certo, se ci fosse maggiore interesse da parte degli enti locali a proporre progetti di questo genere – commenta Rosaria Martucci, braccio operativo della segreteria della “Karol Wojtyla” – la nostra scuola e, insieme a essa molte altre, potrebbe cogliere molto più frutti».

Necessitano, quindi, suggerimenti, messaggi, sollecitazioni da più parti, anche perché la richiesta è di ascolto a 360 gradi.

«Il nome scelto per questo progetto, ossia “Liberi tutti” – spiega la dott.ssa Gisa Maniscalco – , ci riporta all’idea del divertimento e della libertà.  Quando giocavano a nascondino, alla fine qualcuno ci poteva salvare facendo tana e proteggendo tutti da chi ci cercava. Abbiamo voluto lavorare sulla prevenzione delle dipendenze, vecchie e nuove, scegliendo di farlo in una scuola inserita in un contesto socio-culturale con grandi problematicità».

Realtà in cui, nonostante sia una di quelle considerate “a rischio”, forse non tutti hanno bisogno di essere ancora salvati.

«Hanno un’età che fortunatamente li pone ancora lontano da determinati rischi – si inserisce la dott.ssa Aurelia Granà – mentre magari conoscono chi fa uso di sostanze stupefacenti o assume alcool. Approfondire determinate tematiche è servito a trasmettere loro quelli che sono gli effetti negativi di tali sostanze sotto tutti i punti di vista. Penso che il messaggio sia passato».

«Credo sia passato veramente – conferma la tutor del progetto per la scuola, la prof.ssa Ivana Corvaia – facendoci comprendere l’importanza di parlare di tutto questo ad ampio spettro, ma con l’ausilio di queste figure professionali. Questo perché la scuola molto spesso non arriva da sola a portare a termine il suo compito per mancanza di risorse e tempo».

L’importante è, però, fare squadra ed entrare sempre in punta di piedi nel mondo di questi ragazzi. 

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