E se non ci fossero luoghi deputati allo sport?

Se ogni spazio “abbandonato”, inutilizzato, o destinato ad altro, potesse essere trasformato in una possibilità di movimento?

Questo il punto di partenza di #facciamoci SPAZIO” per riprenderci luoghi, aree, ambienti che ci appartengono come cittadini.

Riappropriarsi degli spazi, gestirli collettivamente, organizzare bisogni differenti rendendo il territorio una risorsa per tutti.

La problematica delle aree “urbane” che potrebbero essere messe a disposizione della collettività, è una questione che da anni emerge nelle ricerche sui numeri dello sport, pubblicate periodicamente a cura dell’ISTAT.

E’ infatti un dato intuitivo, che la difficoltà di accesso agli impianti (banalmente per questioni di distanza), così come l’esistenza di molte aree pubbliche, che potrebbero essere vissute per l’attività sportiva, ma che sono abbandonate o impraticabili, siano dei fattori che scoraggiano, non solo l’avviamento allo sport ma il movimento in genere.

Come è evidente, che siano le periferie, così come le aree geografiche con un gap socio-economico più elevato, a pagarne il prezzo. Ma neanche le regioni più “ricche” sono esenti dal problema, che resta strutturale del sistema italiano, in cui fatica ad emergere una cultura del benessere sociale, che metta al centro il territorio come bene fruibile e luogo di aggregazione.

Con questo presupposto il progetto “#facciamoci SPAZIO” prevede di prendere in considerazione due estremi del territorio italiano, una zona “ricca”, per definizione, del nord, il Friuli Venezia Giulia e una zona del sud che rappresenti il punto di partenza opposto, la Sicilia. Ovviamente questi stereotipi sono funzionali a costruire un modello organizzativo che ci aiuti nella misurazione dell’impatto delle azioni previste. Per non lasciare che l’intervento sia “momentaneo” il progetto prevede l’avviamento a discipline meno praticate, proprio perché spesso meno accessibili, nelle aree riqualificate.

Cosa abbiamo realizzato

Siamo intervenuti per rendere fruibili spazi pubblici da destinare ad attività sportive meno praticate e conosciute dalla collettività. L’intervento ha coinvolto due aree estremamente diverse: il lago della Burida (PD) e la località siciliana di Ribera (AG).

Il lago della Burida è un ambiente acquatico sicuro che può offrire molto in termini di vivibilità, adatto a promuovere la pratica della canoa. Mentre nel territorio di Ribera è emersa la possibilità di intervenire in un’area periferica in fase di riqualificazione.

Il coinvolgimento dei partecipanti già nelle fasi di preparazione degli spazi ha facilitato l’avvicinamento alle pratiche sportive proposte. L’azione è stata quindi parallela: recupero dell’area e  preparazione atletica alla disciplina.

Chi ha partecipato

L’impostazione generale del progetto ha previsto il rispetto della fascia di età favorendo:

  • nella scuola primaria la dimensione ludica con ricchezza dei contenuti miranti alla strutturazione dei prerequisiti funzionali (discriminazione percettiva del proprio corpo in condizioni statiche e in movimento, organizzazione spazio temporale, dominanza di lateralità);
  • nella scuola secondaria ci si colloca fra il gioco e l’acquisizione di abilità più specifiche;
  • mentre per le superiori, sempre partendo da elementi ludici ma riferiti a situazioni più evolute, si punterà alla conoscenza – competenza – abilità in funzione anche di una eventuale scelta agonistica.

L’azione metodologico/didattica così impostata pone l’allievo al centro del processo di apprendimento. Si abbandona così definitivamente una metodologia “da addestramento, per costruire l’apprendimento attraverso la manipolazione e la scoperta attiva delle componenti dell’attività stessa: dal fare al sapere.

Come lo abbiamo fatto

Il primo intervento sul lago della Burida ci ha permesso di costruire un campo gara di 200 metri in cui potersi mettere alla prova con la canoa. Abbiamo sostituito il vecchio imbarco, che ormai era diventato pericoloso e non adatto alla canoistica con pontile più moderno. L’impianto di una piattaforma galleggiante, modulabile e scomponibile ha reso l’aerea pronta ad accogliere manifestazioni e attività differenti.

A Ribera, invece, il tutto ha preso il via dalla costruzione di un campo di Beach Soccer e Beach Volley in un’area inutilizzata, adiacente al nuovo Palazzetto sportivo di Ribera “Giuseppe Minolfo”, pensato per restituire spazi comuni alla cittadinanza.

La scelta dell’area nasce proprio dal desiderio di contribuire a questo “nuova vita” di un luogo precedentemente abbandonato con un’ulteriore spazio per il periodo estivo che potesse raccogliere il nuovo indotto del palazzetto. Una nuova struttura in cui poter praticare anche Beach Tennis , Beach Basket, Beach handball e Beach Golf, per offrire soprattutto ai ragazzi la possibilità di avvicinare discipline meno conosciute ed “estive” e sperimentare lo sport come gioco e divertimento.

In entrambi i territori abbiamo coinvolto le istituzione scolastiche locali. E’ sempre fondamentale il ruolo delle scuole nella riqualificazione degli spazi comuni. Oltre a coinvolgere i ragazzi infatti, la scuola rappresenta un veicolo prioritario per coinvolgere le famiglie e la cittadinanza tutta.

Le scuole che ci hanno aiutato a realizzare un cambiamento, partecipando al progetto:

Lago della BuridaLiceo Leopardi Maiorana di Pordenone. Le classi sono state scelte preferendo il primo anno dei tre indirizzi del Liceo (scientifico, classico, scienze umane) in base alle adesioni dei docenti di educazione motoria. Un lavoro parallelo a quello scolastico che si è infatti concluso con una verifica finale al termine ciclo di lezioni di ogni gruppo.

RiberaIstituto Comprensivo Francesco Crispi. Anche in Sicilia abbiamo scelto un istituto di istruzione secondaria per intercettare il bisogno di stimoli e opportunità costruttive di una età di passaggio, in un territorio in cui spesso si ha difficoltà a costruire luoghi “a misura di adolescenti”.