- 15 Febbraio 2018
- di: Annalisa Magni
- Categoria: Comunicare lo sport, Rubriche

L’audience sportiva ha delle regole particolari. Tifosi, appassionati o atleti sono accomunati da un profondo senso di appartenenza al mondo dello sport, non sono un pubblico da convincere, ma da stimolare e coinvolgere.
Se il settore del marketing sportivo segue le logiche dei cambiamenti del digitale, vale la pena fare un’analisi delle differenze di questa realtà, che ha delle dinamiche proprie e interne.
Proviamo a cambiare punto di partenza, passiamo da come scrivere di sport (con un obiettivo di marketing) a chiederci chi legge di sport.
Un passo alla volta. Torniamo alle 5 “W” (who, what, where, when, why) di qualsiasi approccio giornalistico e adattiamolo al contesto digitale sportivo. Quindi: chi ci legge, cosa usa (pc, smartphone), dove vive, quando è coinvolto in una nostra iniziativa, e perché dovrebbe essere interessato ad un nostro contenuto.
Partendo da queste semplici domande possiamo “calibrare” i contenuti ( video, articoli, post) sulle persone che hanno un interesse a seguirci, in relazione ai comportamenti e alla disciplina sportiva a cui il nostro target è assimilabile.
La disciplina sportiva può già dare delle indicazione precise sulle caratteristiche del “profilo” a cui ci rivolgiamo: interessi, abitudini, stile di vita.
Le informazioni fornite dalle associazioni e società sportive possono essere considerate come un momento di approfondimento e di scambio di informazioni, una occasione per entrare in contatto diretto con una realtà sportiva a cui ci si sente già appartenenti per passione.
Questa è l’opportunità che si prospetta per un brand ( senza fare riferimento a grandi realtà, ma ad un centro sportivo o ad una palestra) per fidelizzare i propri utenti e creare un rapporto di fiducia.
Se per altri settori non è fondamentale avere un sito internet, ma spesso è sufficiente comunicare sui social, nel caso dello sport uno spazio web istituzionale e fortemente identificato con logo e colori, diventa fondamentale.
Chi ha partecipato ad un evento sportivo o ad una manifestazione amatoriale ha voglia di trovare contenuti dedicati alla esperienza sportiva che ha vissuto. In questo caso un luogo (il sito) in cui sono raccolti foto, video e racconti di quella giornata è imprescindibile per ricreare quel senso di coinvolgimento e di appartenenza.
Ancora un volta torniamo a parlare di racconto, che costituisce la principale formula di comunicazione del settore sportivo. I video si confermano il trend del 2018, rubando la scena a tutto il resto. Secondo una fonte autorevole come Cisco , leader mondiale nei settori del networking e dell’IT, entro il 2020, l’82% del traffico internet dei consumatori sarà concentrato su questo tipo di contenuto.
Quindi una delle prime cose da fare nella pianificazione futura di una qualsiasi strategia di comunicazione è mettere in preventivo la necessità di produrre materiale video da utilizzare non solo su Facebook , perfetto per le dirette video, su Instagram con mini-filmati da un minuto, Youtube utile per le conferenze stampa di una squadra o di una organizzazione più strutturata.
In sintesi resta difficile oggi parlare di sport, e ancor di più di sport amatoriale, senza tenere conto che le dinamiche della comunicazione emozionale delle discipline sportive sono cambiate, come sono cambiate le abitudini in genere e le modalità relazionali con la mescolanza del mondo digitale alla vita reale.